Mentre il SINALV CISAL chiede chiarezza alla IVRI Spa sulle sorti aziendali e dei dipendenti, l’azienda trova un modo alternativo di rispondere all’informativa sindacale … aprendo la mobilità interregionale con chiusura della sede di Settimo Torinese e il licenziamento collettivo per 120 GPG sulla sede di Milano.
Strano modo di riassumere lo stato di crisi aziendale, considerando che l’azienda non ha modificato alcunché a livello organizzativo, eppure riesce ad individuare ben 120 dipendenti da licenziare !!!
I giochi ormai sono a carte scoperte, l’azienda non ha alcuna intenzione di salvaguardare i posti di lavoro dei propri dipendenti, giacché non si offre alcuna alternativa al procedimento estremo del licenziamento collettivo.
Si consideri inoltre che la società di Vigilanza al tutt’oggi ha ancora circa 40 posti aperti di cassa integrazione straordinaria, sino al 28.2.2013, eppure invece di usufruirne (laddove necessario) preferisce licenziare i lavoratori, nonostante ci sia un accordo sindacale del 14.02.2013, firmato con le OO.SS. Autonome, ove la IVRI Spa si impegnava prima di qualunque altra soluzione prevista dalla legge 223/91 a prendere in considerazione un’altra CIGS, cosa che ovviamente IVRI non vuole fare.
La Mobilità è pertanto illegittima non solo perché vi è una Cassa Integrazione aperta e non fruita dalla società, ma anche perché nel periodo gennaio 2013 – giugno 2013 IVRI Spa ha prodotto più di 17.000 ore di straordinario che se ben gestito darebbe lavoro a oltre 90 dipendenti (17.000 : 173 = 98); nel 2012 erano state fatte oltre 400.000 ore di straordinario.
Si può palare di mancanza di posti di lavoro con questo monte ore di straordinario ??? NON CREDIAMO PROPRIO !!!
Per questi motivi e quelli già evidenziati nel nostro comunicato dello stato di agitazione, siamo costretti a METTERE IN CAMPO OGNI AZIONE UTILE, affinché non sia commesso dalla società lo stesso errore che nell’anno 2009 diede vita a una moltitudine di vertenze e cause di lavoro (con reintegre nel proprio posto di lavoro, sancite anche dalla Corte d’Appello di Milano) per i licenziamenti fatti a fronte della citata procedura di mobilità.